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giovedì 8 ottobre 2009

[cinema] L’Autore, i Personaggi, il Pubblico: Bastardi senza gloria


Perché Quentin Tarantino è un Autore con la A maiuscola? La domanda che – volendo – apre scenari infiniti, ce la potremmo porre per ogni regista (ma anche artista in genere) della nostra era. Adesso che non è più così semplice individuare l’artista poiché non esiste più l’oggetto d’arte, ma al solo la performance, il gesto, tutt’al più il soggetto d’arte, questo domanda è più che mai lecita e stimolante.
E la risposta non può che essere molteplice: Tarantino che con “Le Iene” era già arrivato in alto (forse al vertice della sua carriera), con “Pulp Fiction” ha inventato un nuovo linguaggio scardinando i precedenti, come fa un vero artista. Lui non bada alle regole, anzi ci gioca e si diverte a sovvertirle, fa un B-movie dandogli lustro da capolavoro, i suoi “segni” sono ormai riconoscibili e unici, i suoi personaggi sono già archetipi (come la sposa di “Kill Bill” per dirne uno).
A conferma di ciò, ormai quando andiamo a vedere un suo film ci aspettiamo cose precise da lui come autore.
Questo accade spesso ovviamente; ma mentre per un Woody Allen ci aspettiamo esattamente quello che poi troviamo in ogni nuova pellicola, e cioè ci attendiamo che ci tranquillizzi in qualche modo (col suo linguaggio, i personaggi WASP, con i misantropi e gli intellettuali che popolano i suoi film), da Tarantino ci aspettiamo di essere spiazzati e destabilizzati.
Dopo i due capitoli di Kill Bill (e in attesa dell’inevitabile terzo), il Nostro si muove stavolta nel terreno difficile del nazismo. “Bastardi senza gloria” potrebbe essere uno dei tanti film (non discutiamo sulla qualità) su questo argomento, ma nelle sue mani diventa - anche - altra cosa: lo scalpo, le pistole puntate tutte insieme, la pellicola che brucia, il finale, sono la firma dell’autore, che si diverte come un matto a girare questa storia. Lo fa per sé ma strizzando come sempre l’occhio al pubblico e chiamandolo a condividere le sue passioni e le sue fissazioni: vecchi film, icone strampalate, personaggi che sembrano vivere di vita propria.
In fondo tutti bastardi senza gloria.