Un blog sul cinema. E tutto il resto

mercoledì 28 luglio 2010

[avolteritornano]


Innanzitutto ben trovati… in molti mi hanno fatto notare (anche scrivendolo) che è da troppo che questo blog è inattivo: beh si in effetti me ne ero accorta… ma mi fa piacere che qualcuno lo noti e mi stimoli così a riprenderlo. Grazie.
Quindi eccomi di nuovo.
Sotto il solleone, si sa, il cinema assume nuovi volti: oltre alla sala climatizzata, c’è dvd in casa nella calura domenicale davanti al ventilatore acceso, cinema sotto le stelle delle rassegne estive che ripropongono – pur con un audio a volte terribile al quale non si è più abituati e tra una sigaretta del vicino e una signora che risponde al cellulare – i film della stagione appena conclusasi.
A volte anche in modo oculato, riproponendo film che sono stati distribuiti poco e male ma che meritano attenzione.
È così che ho appena visto “Amabili resti”, una pellicola che definirei adolescenziale. Non nel senso di saga per quindicenni, ma nel senso di film adolescente nella forma, sull’adolescenza, che fa parlare adolescenti.
Amabili resti ha questa caratteristica (che vogliamo considerare pregio): mette in scena l’adolescenza con tutte le sue sfaccettature, aspettative, problematiche prendendo a pretesto la storia di un omicidio, ancor più odioso perché riguarda un’adolescente, una vita in fiore che non avrà mai la possibilità di sbocciare. Tutto l’andamento del film assume i caratteri e l’età della protagonista: così come lei è sospesa in un limbo tra l’essere bambina e l’essere donna, così il film che la racconta è spesso sospeso tra generi, forme e rappresentazioni.
La “ragazza Salomon” vorrebbe diventare fotografa, vorrebbe baciare il ragazzo che le piace,… potenzialmente (come questa sceneggiatura che prende mille strade) potrebbe andare ovunque, intraprendere mille strade. Se a fermarla non ci fosse un adulto (il suo carnefice) che costruisce case di bambola, nel quale è rimasto uno strano, perverso, irrisolto e malato spirito fanciullesco.