Un blog sul cinema. E tutto il resto

lunedì 24 ottobre 2011

[cinema] Né con te né senza di te. Amore e morte nell’ultimo Truffaut


Eros e Thanatos, amore e morte. È il delicatissimo equilibrio tra queste due opposte ma ahimè complementari pulsioni – quella per la vita e quella per la morte – ad essere al centro de La Signora della Porta Accanto (“La femme d’à côtè”, 1981). Il film di François Truffaut (trasmesso qualche sera fa da La7… lode alla TV che fa queste scelte!) a distanza di trent’anni riesce fa ancora vibrare corde profonde nello spettatore che assiste all’amore impossibile, quell’amour fou che ritroviamo in altri suoi lavori come La peau douce o Jules et Jim. Ancora una volta il film del maestro della Nouvelle Vague, si costruisce attorno ai suoi personaggi che con le parole, i gesti, gli sguardi, creano il dramma e lo conducono dall’inizio alla fine. Mathilde e Bernard sono fatalmente attratti l’uno verso l’altra sin dal loro primo (re)incontro, quando – in una scena chiave ormai emblema della pellicola – un bacio fa svenire la bellissima e conturbante Mathilde/Fanny Ardant, mostrando la forza della passione (carnale e non) che li unisce; il primo di una serie di segni che la trascineranno in una vertigine sempre più incontrollabile, allontanando lei e il suo amante, incontro dopo incontro, dal loro mondo borghese e dalle loro famiglie per condurli inevitabilmente alla tragedia.
Perché un amore così (l’Amore) non può sublimarsi o trovare appagamento se non nel suo esatto contrario: la Morte.

venerdì 14 ottobre 2011

[cinema & memoria] Password e ritorni. Ovvero Almodovar, Drive e del cinema a fior di pelle

Questo blog è ancora vivo. Era la mia memoria ad aver perso colpi. E password. Non ricordavo più la pssw per accedere, quindi ho provato la domanda segreta (che non avevo impostato però), poi mi hanno mandato una nuova pssw a un indirizzo mail (che nemmeno ricordavo di avere) del quale naturalmente avevo dimenticato la parola per accedere (sempre la password cioè). Poi - attraverso un giro di 5 caselle di posta per le quali ho reimpostato ex novo sta cavolo di password - sono tornata in possesso del mio blog!
Ma, momenti da "Memento" a parte (tacinemanto per citare una pellicola), finalmente eccoci qua. E per dire che? Beh innanzitutto, per chiamare in causa due film che danno un senso alla nuova stagione cinematografica appena iniziata: La pelle che abito e Drive.
Se non l'avete ancora fatto, andateli a vedere.
Drive è stata una piacevole sorpresa, un film delicato e poetico che però fa bella mostra della violenza, dove l'amore - e ancor meglio la capacità di amare - affiorano come un bocciolo di rosa in un campo di sterco.
Ma soprattutto non perdete Almodovar; il suo ultimo film (come sempre ma ancor di più) non avrebbe potuto essere pensato, scritto e girato da nessun altro all'infuori di lui (che ne è consapevole firmando la sua pellicola solo con il cognome Almodovar, ormai segno e signature di un autore ma ancor di più di un cinema, il suo appunto).
La pelle del titolo è quello che ciascuno di noi abita, quella che ci mette in contatto col mondo e allo stesso tempo ci protegge da esso; una pelle che il chirurgo lavora e forgia così come il regista manipola la pellicola. Pelle e pellicola, "superfici" dove si scrive una storia, le emozioni e la nostra vita; pelle mutata e mutante che cela e disvela, che rappresenta il nostro aspetto ma che è anche la nostra percezione e il nostro sentire. E una pelle che per quanto modificata e plasmata non potrà mai contenere la nostra anima: come quella di Vera che fuoriesce dalla sua pelle (nella quale sembrava essersi adattata e assai bene) quando una foto le ricorda chi è e chi esiste dentro di lei.