Un blog sul cinema. E tutto il resto

martedì 17 gennaio 2012

[cinema] Tinker Tailor Soldier Spy: La Talpa e gli Anni ‘70


Tensione e narrazione vivono perfettamente anche in assenza di azione.
E possono farlo in modo sublime. Ce lo dimostra in questa sua opera seconda* il regista Tomas Alfredson che ha scelto un classico di Le Carrè per raccontare gli Anni ’70 e al contempo i meccanismi che muovono l’essere umano.
La Talpa è un film che ti prende per mano dalla prima inquadratura e ti accompagna in un’atmosfera (oltre che in una storia col suo intreccio) fatta di sguardi, luci, ombre, movimenti di macchina e un cast perfetto sul quale eccelle un Gary Oldman sempre grande.
La storia si dipana mentre la mdp sale e scende insieme al montacarichi degli uffici dell’Intelligence britannica che per anni ha portato su e giù scartoffie, documenti, segreti, diventando testimone di grandi intrighi internazionali.
Un continuo movimento verticale, basso-alto (e viceversa), che disegna gli ambienti, i rapporti, le gerarchie e che ogni qualvolta ci si sposta all’esterno si fa orizzontale, grazie a sguardi che si incrociano, seguono e sfuggono. Movimenti e soluzioni che portano alla mente (e non è certo un caso) “La conversazione” di Coppola e che come quel capolavoro – tra una montatura di occhiali e una giacca di pelle – ci lasciano il desiderio di conoscere di più e oltre. Dei risvolti della storia raccontata, ma anche della guerra fredda e di quegli anni. Che svaniscono però con i titoli di coda e le luci in sala.
This meeting never took place, do you understand?
* dell’esordio “Lasciami entrare” ne avevamo parlato qui.

mercoledì 4 gennaio 2012

[cinema] Elementare Watson: Sherlock Holmes in salsa Matrix


All’inizio, proprio nelle prime scene del film, c’è un’immagine che riprende Magritte, con tanto di uomo con cappello a bombetta e mela.
Poi “Sherlock Holmes” la pellicola diretta (e orchestrata) da Guy Ritchie prende una strada tutta sua.
Inconsistente a livello narrativo (e ce lo aspettavamo), a livello estetico è un puro divertissement, la voglia di un regista di mettere su schermo scene che probabilmente aveva in mente (e aveva già visto da tempo). Ecco che così – pur nell’ineccepibile confezione – escono fuori due ore di giochi, effetti, salti e scontri alla Matrix, senza avere l’originalità e la forza di questo film che ha segnato un’era e ha fatto scuola, nel bene (La Tigre e il Dragone, per dirne una) e nel male (centinaia di film girati solo per far saltare e volteggiare i personaggi). A guardarlo bene il protagonista strizza pure l’occhio all’eletto di Matrix (Neo), indossando in qualche scena un paio di evocativi occhialini. Un film ben girato, con momenti visivamente divertenti. Tutto qui.

E Sherlock Holmes? Beh, nemmeno l’ombra. Sir Arthur Conan Doyle non è neanche evocato… dovrà aspettare un’altra pellicola. Questa poteva pure chiamarsi “Mario Rossi” e nessuno lo avrebbe notato.