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mercoledì 2 marzo 2016

[cinema] Amore e vita in stop-motion. Anomalisa

Dalla mente di Charlie Kaufman, sceneggiatore di film come Essere John Malkovich e Eternal Sunshine of Spotless Mind, stavolta è uscito un film d’animazione. Anomalisa, film diretto da Duke Johnson e Charlie Kaufman e realizzato in stop-motion, ovvero con la tecnica che utilizza l’animazione di oggetti reali attraverso una serie di scatti fotografici in sequenza, è la storia di come possa essere banale la vita quotidiana e come a volte possa essere perverso il meccanismo che fa muovere la nostra mente.

I personaggi in stop-motion risultano in questo film più reali degli attori in carne e ossa; ogni loro movimento viene sviscerato fotogramma per fotogramma come fosse un’analisi ultima dei suoi atomi. All’hotel Fregoli – riferimento alla “rara malattia psichiatrica con presenza di delirio di trasformazione somatica, in cui avviene da parte del paziente il riconoscimento di persone non conosciute oppure sovviene allo stesso l'idea che le persone conosciute modifichino il proprio aspetto per non essere riconosciute”1 – si muove il protagonista Michael (in viaggio di lavoro) assieme a personaggi che dopo pochi minuti dall'inizio del film consideriamo senza fatica attori veri, coi loro gesti e le loro espressioni, e che allo stesso tempo ostentano cuciture a vista, che svelano palesemente la loro condizione di pupazzo. Tra questi Michael nota Lisa, ragazza maldestra e svampita della quale però – attratto inizialmente dalla voce – si innamora ben presto. Lontano dalla famiglia per lavoro, quello che gli accade al Fregoli è un incontro speciale con una ragazza anomala (da qui il nome Anomalisa, come lui stesso la “battezza”, dandole dignità di persona e facendo del suo difetto – non solo quello della vistosa cicatrice – qualcosa di speciale. 

Dunque un film, Anomalisa, dove reale, immaginato e immaginario si fondono e si stratificano su più livelli. La qual cosa ci rende spettatori di momenti vari e, per noi che guardiamo, reali(stici) e destabilizzanti al contempo. L’atto d’amore che si consuma tra i due è vero come in pochissimi altri film interpretati da attori umani; ma scendendo al seminterrato, nella stanza del vicedirettore dove questi dichiara in una situazione assurda il suo amore al protagonista, si consuma invece una scena surreale che si rivelerà poi sogno. Reale/immaginario si alternano e si sovrappongono quasi come si succedono i piani (in verticale) e le stanze (in orizzontale) dell’hotel, location significante del film. Come nella realtà più reale, quando negli occhi di chi guarda finisce l’amore, finisce anche l’incantesimo della voce dell’amata e le sue parole da poesia diventano fastidio, da dolci a sgradevoli da udire.E allora il dolore irrompe nella vita di Michael così come i turbamenti si insinuano nel suo discorso preparato sul marketing (“Tu chi sei voi chi siete chi siamo tutti” dice) e la vita reale che entra nell'ideale. In fondo, l’amore è davvero negli occhi di chi guarda e può scomparire con un gesto o una parola. Tra sagome animate così come tra noi mortali. 

1 da Wikipedia, https://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Fregoli