Ma, momenti da "Memento" a parte (tacinemanto per citare una pellicola), finalmente eccoci qua. E per dire che? Beh innanzitutto, per chiamare in causa due film che danno un senso alla nuova stagione cinematografica appena iniziata: La pelle che abito e Drive.
Se non l'avete ancora fatto, andateli a vedere.
Drive è stata una piacevole sorpresa, un film delicato e poetico che però fa bella mostra della violenza, dove l'amore - e ancor meglio la capacità di amare - affiorano come un bocciolo di rosa in un campo di sterco.
Drive è stata una piacevole sorpresa, un film delicato e poetico che però fa bella mostra della violenza, dove l'amore - e ancor meglio la capacità di amare - affiorano come un bocciolo di rosa in un campo di sterco.
Ma soprattutto non perdete Almodovar; il suo ultimo film (come sempre ma ancor di più) non avrebbe potuto essere pensato, scritto e girato da nessun altro all'infuori di lui (che ne è consapevole firmando la sua pellicola solo con il cognome Almodovar, ormai segno e signature di un autore ma ancor di più di un cinema, il suo appunto).
La pelle del titolo è quello che ciascuno di noi abita, quella che ci mette in contatto col mondo e allo stesso tempo ci protegge da esso; una pelle che il chirurgo lavora e forgia così come il regista manipola la pellicola. Pelle e pellicola, "superfici" dove si scrive una storia, le emozioni e la nostra vita; pelle mutata e mutante che cela e disvela, che rappresenta il nostro aspetto ma che è anche la nostra percezione e il nostro sentire. E una pelle che per quanto modificata e plasmata non potrà mai contenere la nostra anima: come quella di Vera che fuoriesce dalla sua pelle (nella quale sembrava essersi adattata e assai bene) quando una foto le ricorda chi è e chi esiste dentro di lei.
1 commento:
La pelle che abito mi è piaciuto molto, anche se l'ho trovato stranissimo!
Quanto a Drive, devo ancora vederlo ma conto di farlo presto, perché me ne hanno parlato molto bene.
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