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lunedì 24 ottobre 2011

[cinema] Né con te né senza di te. Amore e morte nell’ultimo Truffaut


Eros e Thanatos, amore e morte. È il delicatissimo equilibrio tra queste due opposte ma ahimè complementari pulsioni – quella per la vita e quella per la morte – ad essere al centro de La Signora della Porta Accanto (“La femme d’à côtè”, 1981). Il film di François Truffaut (trasmesso qualche sera fa da La7… lode alla TV che fa queste scelte!) a distanza di trent’anni riesce fa ancora vibrare corde profonde nello spettatore che assiste all’amore impossibile, quell’amour fou che ritroviamo in altri suoi lavori come La peau douce o Jules et Jim. Ancora una volta il film del maestro della Nouvelle Vague, si costruisce attorno ai suoi personaggi che con le parole, i gesti, gli sguardi, creano il dramma e lo conducono dall’inizio alla fine. Mathilde e Bernard sono fatalmente attratti l’uno verso l’altra sin dal loro primo (re)incontro, quando – in una scena chiave ormai emblema della pellicola – un bacio fa svenire la bellissima e conturbante Mathilde/Fanny Ardant, mostrando la forza della passione (carnale e non) che li unisce; il primo di una serie di segni che la trascineranno in una vertigine sempre più incontrollabile, allontanando lei e il suo amante, incontro dopo incontro, dal loro mondo borghese e dalle loro famiglie per condurli inevitabilmente alla tragedia.
Perché un amore così (l’Amore) non può sublimarsi o trovare appagamento se non nel suo esatto contrario: la Morte.

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