Un blog sul cinema. E tutto il resto

martedì 14 gennaio 2014

[cinema] Il corpo dell’attore come script: American Hustle


Gli attori sono senza dubbio il centro e il fulcro del lavoro di David O. Russell; ma nel suo ultimo film American Hustle gli attori diventano assolutamente il film. Certo, questo in alcuni momento avviene anche a scapito della narrazione, ma la pellicola in questione vive su una narrazione frammentata, visivamente e dal punto di vista della sceneggiatura.
Il tema del film – sin dal titolo e dalle primissime inquadrature – è l’inganno, la menzogna. E il corpo degli attori, i costumi, le scenografie, il déco, puntano tutti a sottolineare il gioco dell’inganno. Ogni personaggio è almeno doppio, cambia, torna indietro, si misura con gli altri e con le diverse situazioni mutando in continuazione. Il regista si diverte, e lo spettatore con lui, a portare l’inganno a tutti i livelli, giocando soprattutto con il corpo, gli abiti e i capelli dei personaggi. Sì, le loro capigliature mutano ad ogni scena (non è forse la pettinatura o il taglio che modifichiamo per primi quando vogliamo cambiare, rinnovare, quindi un po’ anche noi “ingannare” sulla nostra immagine?): si gonfiano, si arricciano o sono arrotolate sui bigodini, ovvero in piena fase di mutazione. E così la bella Sidney (Amy Adams) sfoggia capigliature diverse il giorno e la sera e a seconda della persona con cui esce, l’agente FBI Di Maso (Bradley Cooper) è un finto riccio che deve lavorare un bel po’ di bigodini per ottenere la sua capigliatura,…
Ma il re dell’inganno è senz’altro il truffatore professionista Irving, un favoloso Christian Bale, ingrassato, con tanto di panza e riporto dei capelli, che sin dai primi tre minuti fa gridare all’oscar per la sua interpretazione.

Il trucco c’è e pure l’inganno. E sono piacevoli e divertenti.

Nessun commento: