Gli
attori sono senza dubbio il centro e il fulcro del lavoro di David O. Russell;
ma nel suo ultimo film American Hustle gli attori diventano assolutamente il
film. Certo, questo in alcuni momento avviene anche a scapito della narrazione,
ma la pellicola in questione vive su una narrazione frammentata, visivamente e
dal punto di vista della sceneggiatura.
Il
tema del film – sin dal titolo e dalle primissime inquadrature – è l’inganno,
la menzogna. E il corpo degli attori, i costumi, le scenografie, il déco,
puntano tutti a sottolineare il gioco dell’inganno. Ogni personaggio è almeno
doppio, cambia, torna indietro, si misura con gli altri e con le diverse
situazioni mutando in continuazione. Il regista si diverte, e lo spettatore con
lui, a portare l’inganno a tutti i livelli, giocando soprattutto con il corpo,
gli abiti e i capelli dei personaggi. Sì, le loro capigliature mutano ad ogni
scena (non è forse la pettinatura o il taglio che modifichiamo per primi quando
vogliamo cambiare, rinnovare, quindi un po’ anche noi “ingannare” sulla nostra
immagine?): si gonfiano, si arricciano o sono arrotolate sui bigodini, ovvero
in piena fase di mutazione. E così la bella Sidney (Amy Adams) sfoggia
capigliature diverse il giorno e la sera e a seconda della persona con cui
esce, l’agente FBI Di Maso (Bradley Cooper) è un finto riccio che deve lavorare
un bel po’ di bigodini per ottenere la sua capigliatura,…
Ma il
re dell’inganno è senz’altro il truffatore professionista Irving, un favoloso
Christian Bale, ingrassato, con tanto di panza e riporto dei capelli, che sin
dai primi tre minuti fa gridare all’oscar per la sua interpretazione.
Il
trucco c’è e pure l’inganno. E sono piacevoli e divertenti.
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