
Con la sua ottava pellicola il regista dei film più
visionari, interessanti e discussi degli ultimi anni (decenni), ci regala un
film spalmato sui 70mm che è innanzitutto omaggio visivo al genere western
(senza dubbio tra i generi che possiamo considerare "padri fondatori"
del cinema). A partire - ovviamente! - da Ombre Rosse: il viaggio della diligenza,
i personaggi a bordo, persino nelle loro posture e nei campi e controcampi coi
quali la mdp li filma, l'emporio/saloon di Minnie, le pistole e i cinturoni...
il western perfetto e compiuto di John Ford è al contempo omaggiato e trattato
con (rispettosa) ironia. D'altra parte si allude esplicitamente alle Ombre
Rosse fordiane non solo con le immagini ma anche con i nomi (la città di Red
Rock, la battaglia inventata di Baton Rouge) e con ogni minimo dettaglio,
spesso rosso, che compare nel profilmico. Un riferimento che è più di omaggio; è
la re-invenzione di un genere e di un mondo che Tarantino staglia sul bianco
accecante di una distesa di neve infinita. Su quello spazio candido ri-scrive
come su un foglio bianco il cinema, quel cinema alla base della sua vita da
spettatore, e stavolta torna a farlo come non accadeva dai tempi de Le iene
(per chi scrive, capolavoro insuperato del regista, almeno finora). Perché con The
Hateful Eight ci troviamo di fronte a un cinema di sceneggiatura, fortemente
scritto – non che i precedenti non lo fossero – dove le parole pronunciate dai
personaggi e i loro dialoghi creano l’architettura del film, lo spazio e il
tempo, dove la narrazione inventa la storia.
Sono i dialoghi e le parole a costruire e ad accompagnare lo
sguardo su scene e personaggi che sono già icone e che pre-esistono al filmato,
nonostante la loro identità labile (personaggi che fingono fino alla fine), incarnati
dagli attori simbolo di Tarantino, da Samuel Jackson a Michael Madsen da Tim
Roth a Jennifer Jason Leigh. Una fauna di impostori che si inventano, si
nominano, si riconoscono e disconoscono a vicenda, per poi uccidersi l’un
l’altro (con le parole e con fiumi di sangue rosso che li inondano e,
ricoprendoli, scoprono forse i loro giochi).
In un andamento circolare al quale il cinema di Tarantino ci ha abituati e che – si percepisce fortemente – lo fa divertire come un matto. Come noi.
In un andamento circolare al quale il cinema di Tarantino ci ha abituati e che – si percepisce fortemente – lo fa divertire come un matto. Come noi.
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The Hateful Eight - Quentin Tarantino
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Ombre Rosse - John Ford
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