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lunedì 9 marzo 2009

[cinema] Revolutionary road o la mise en scene di un fallimento


Il nuovo (riuscito) film del regista di American Beauty (sopravvalutato) è un’opera sulla rappresentazione e sul suo fallimento.
“Revolutionary road” di Mendes comincia sul palcoscenico di un teatro, dove la protagonista sta recitando in una piece che si rivela un fiasco. È il prologo del fallimento del ruolo che la donna si trova a interpretare nella vita, ovvero quello di moglie. Finito lo spettacolo il marito nel camerino cerca di confortarla ma evidentemente senza esito. Da qui in poi si dipanerà un viaggio impietoso tra i meandri di una coppia o meglio di quello che la coppia cerca, deve, vuole rappresentare. Il film è l’analisi di un rapporto che si rivela fallace proprio perché mancano quegli elementi che lo rendono tale (lo scambio, il contatto, l’incontro e qui soprattutto la complicità); quello che c’è tra i due coniugi protagonisti (gli ottimi Di Caprio e Winslet) è appunto la messa in scena di un legame che manca di veridicità e si perde nell’isteria. Tutto ciò che riguarda la vita dei due è una rappresentazione: la casa, i vicini, gli amici, persino lo sfondo urbano su cui si stagliano è un palcoscenico dove sono chiamati a recitare il loro esasperante ruolo. Ogni cosa, anche la tenerezza o la possibilità di generare la vita restano sospesi tra gestualità e parola, nell’impossibilità di bucare la quarta parete e scendere nella platea della vita.
Un’analisi precisa e chirurgica di un rapporto come quello coniugale che spesso è divenuto oggetto cinematografico ma che raramente (forse dai tempi di Bergman?) ha assunto questa forma.