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lunedì 21 settembre 2009

[cinema] Drag me to hell, senza ritorno… Raimi, il padre di tutti gli horror


I vermi vomitati, la vecchia mostruosa, il cimitero, le sedute spiritiche, la biondina campagnola, il soprannaturale e soprattutto lo humour nero: è un vero manuale dell’horror “come Dio comanda” l’ultimo film di Sam Raimi.
Gli ingredienti ci sono tutti, quegli elementi che fin dagli anni ’70 fanno di un horror ciò che è, un piatto gustoso, di quelli che si va sul sicuro (come una bella lasagna) ma che cucinato da uno chef ha tutto un altro sapore. Raimi rispolvera con divertimento (e si vede) gli stilemi classici del genere ma lo fa con rara ironia e con capacità tempistiche e registiche uniche. Il gioco funziona e diverte, soprattutto nella prima parte della pellicola quando l’orrore è chiamato in causa ma non si rivela completamente; e nei tocchi da maestro, come la scelta di una protagonista ex campagnola e ora bancaria in cerca di una promozione a vice direttore, che incarna il rampantismo spietato e che il regista si diverte a punire esemplarmente.
Il finale – prevedibile ma forse non troppo – provoca un piccolo sussulto nello spettatore ma strappa anche un sorriso. Luciferino.

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