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domenica 19 aprile 2009

[cinema] Terre difficili: la Free Zone delle donne


A volte ritornano... quindi anche io! E tra un’assenza e l’altra ieri sera ho recuperato “Free Zone” di Amos Gitai, uno dei pochi cineasti in grado di raccontare la “politica” e la geografia dal punto di vista dell’uomo. E forse più spesso della donna.
Sullo sfondo di una terra, anzi di più terre, mirabilmente non troppo identificabili ma parti ognuna di una terra più grande (quella del conflitto perenne e mai risolto tra popoli vicinissimi e lontanissimi ad un tempo),il film racconta la vita quotidiana e i sentimenti di tre donne e la loro difficoltà di vivere.
Da punti di vista mai scontati e che rifuggono l’affresco facile (come l’eloquente prima lunga inquadratura fintamente fissa sul volto sofferente e bello in modo inusitato di Natalie Portman), Gitai racconta “la storia” contemporanea. Lo fa con un road movie che è un viaggio della speranza e della rassegnazione, ai confini ipersensibili e laceranti di terre martoriate, verso una zona franca che appartiene più al concetto e con un tempo completamente ricreato, che non è quello della realtà ma che il tempo reale rappresenta puntualmente.
I destini diversi ma in fondo uguali di donne che, ognuna a suo modo, soffrono ma cercano di costruire e tirar avanti (in contrapposizione agli uomini violenti e dai modi arroganti, come quelli preposti al controllo dei confini), sono qui narrati in una forma geometrica che non lascia spazio a nessuna sbavatura e men che mai a vedute simil-turistiche.
Ma soprattutto il racconto si snoda attraverso i suoni, le parole (tantissime e ritmate!) delle donne e i rumori che pur ovattati penetrano dall’esterno nell’abitacolo dell’auto e nelle vite delle protagoniste, a ricordare il contesto non-indifferente nel quale si trovano; fino all’alterco verbale su cui si chiude il film, parabola significativa di uno scontro senza fine.
P.S. Il film è in lingua originale sottotitolato, l’unica via possibile per rendere la babele culturale che passa anche attraverso quella linguistica.

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