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mercoledì 11 giugno 2008

[cinema] Ground zero e la 25a ora dell’America

Drcasado (che saluto e ringrazio) citando la scena di “Shortbus” mi ha fatto tornare in mente quello che secondo me è il più grande film sull’America post 11 settembre.
Sto parlando de “La 25a ora” di Spike Lee, uno Spike Lee maturo, profondo che sa dove affondare il coltello e lo sguardo e che dopo un’altra grande pellicola come “Summer of Sam” (SOS) ha dato prova delle sue qualità e dell’originalità del suo punto di vista.
Uno sguardo veramente americano se l’America è - come è - un incrocio di razze, un incontro di culture e identità diverse che spesso si scontrano per la conquista di quello sterminato continente che per la sua giovane età e la sua sconfinata grandezza resta ancora quello del mito dell’orizzonte da superare, da conquistare (come nei western).
Nella scena che credo la più forte e perfetta della 25a ora, quella cioè dove da un palazzo adiacente si vede dall’alto Ground zero il luogo che ospitava le torri gemelle, c’è al contempo il sogno americano e la sua distruzione.
Un sogno che aveva raggiunto vette inusitate e che ora ha lasciato un buco nero, una voragine primordiale che ha ingoiato tutte le certezze e le speranze di quel sogno (il sogno per eccellenza) e che forse sarà l’origine di una nuova era, diversa assolutamente dalla prima.
Un percorso e un destino speculare a quello del protagonista che nel suo ultimo giorno da uomo libero va verso una vita diversa alla quale non è pronto ma che è inevitabile. Come il destino.
(Una di queste sere devo assolutamente rivedere il film...)

1 commento:

la canarina assassinata ha detto...

Ciao Cristina,
cosa ne pensi del cinema indipendente? Ha futuro secondo te?