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lunedì 16 giugno 2008

[cinema] Il moderno che avanza e la sua immagine. Lontano dal paradiso


Nel panorama piuttosto triste della controprogrammazione agli europei di calcio, che ogni sera propina Via col vento e Pane amore e fantasia, ritenuti evidentemente adatti al pubblico che non segue la partita (non chiedete perché), stasera Rai3 ha trasmesso un film interessante.
“Far from heaven” di Todd Haynes è un film metacinematografico (scusate il termine), stilisticamente ma anche nel modo di narrare. Il suo primo referente è senz’altro Douglas Sirk e il cinema americano degli anni ’50, anche se a me sono venute subito in mente l’inquadratura con cui apre Blu Velvet e l’ambientazione di American Beauty: villetta perfetta borghese con giardino curato sulla quale veglia una padrona di casa inappuntabile.
Le gonne a ruota e i completini bon ton della signora Withaker sono l’immagine di un mondo e di uno status che pare perfetto e incorruttibile, ma che si rivela ben presto assai diverso, tutto fatto di razzismi e intolleranza.
Scenografia, costumi e modo di raccontare anni ’50 (l’omosessualità è rivelata da un bacio, oggi ci sarebbe la scena di sesso) contribuiscono a dimostrare però che - nonostante tutto - il moderno avanza inarrestabile.
La protagonista ne è la prova vivente, anche se resta l’unica a perdere il treno della modernità, schiacciata tra gli stereotipi della società in cui vive e la proprie idee molto liberali per l’epoca. Un conflitto che resta irrisolto perché mentre gli altri trovano le loro strada (il marito divorzia e asseconda le proprie pulsioni mentre il giardiniere nero di cui si è innamorata lascia tutto e va a New York con la figlia, dove troverà una mentalità meno ostile al colore di pelle diverso), lei resta vittima dei limiti della società, che ha cercato di scardinare in prima persona.
L’immagine di buona borghese senza macchia le resta appiccicata come il servizio che una rivista realizza su di lei. E’ il primato della forma sulla vita.
Quell’immagine che in quest’opera torna di continuo - le foto per il giornale, le TV dell’azienda Magnatech, lo specchio nella camera d’albergo, i quadri alla mostra - sovrasta volontà e possibilità di agire liberamente.
Oddio... non è che (visto il primato indiscusso dell’immagine ai giorni nostri) è ancora così 50 anni dopo? O magari peggio?! 
Vabbé... ci dormo sopra direi... notte

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