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mercoledì 18 giugno 2008

[cinema/suono] Acusmatiche immersioni. Ascoltare il cinema


Ancora non sono riuscita a vedere il nuovo Shyamalan, ma ho deciso che lo farò lunedì, caschi il mondo... Nel frattempo però mi è capitato di vedere in dvd “Domino”, pellicola del 2005 firmata da Tony Scott. 
A parte il fatto che non mi è dispiaciuto - anzi l’ho trovato niente male, forse perché mi aspettavo una videoclippata e basta - la colonna sonora davvero tosta mi ha colpita e fatto riflettere su una cosa che in realtà mi gira in testa da tempo; credo che la svolta più importante degli ultimi tempi (anni) per il cinema non riguardi l’immagine ma piuttosto il suono. Dopo il passaggio al digitale, nella visione del film non è accaduto nulla di epocale; il prossimo passo sarà probabilmente l’ologramma.
Per quanto concerne il suono invece, l’arrivo del dolby (e quindi il dts, le 5 poi le 6 casse, etc) ha cambiato la fruizione del film stesso.
Il suono (diegetico, extradiegetico, on, off) è stato sempre fondamentale nella creazione di un’opera cinematografica: da una qualsiasi pellicola dell’insuperato Kubrick le cui musiche restano indimenticabili a Sergio Leone che girava sulle partiture di Morricone a Peckinpah che ha inventato ex novo suoni inesistenti nella realtà, a film più recenti come “Traffic” dove i suoni ovattati e rarefatti contribuiscono non poco all’atmosfera della storia o “Non è un paese per vecchi” che esclude la musica dalla colonna sonora creando così un impatto forte e preciso.
Ma l’ascolto in dolby, l’essere immersi nel suono che proviene da fonti e punti diversi, ci ha posto in una nuova condizione, regalandoci secondo me la vera tridimensionalità. 
Nel suono noi siamo immersi, non possiamo scegliere di non sentire (a meno di non tapparci le orecchie), mentre per vedere dobbiamo guardare, per toccare dobbiamo avvicinarci all’oggetto etc. 
Se è vero che il senso elettivo del cinema è la vista (la classica dicotomia sguardo/visione), il suono è assolutamente rilevante. Fate una prova ascoltando qualche minuto di un film (possibilmente in lingua originale!) senza guardarlo; si capiscono un sacco di cose: che tipo è chi parla, la sua età, la condizione sociale, che rapporto ha con il suo interlocutore, in che epoca e in quale luogo si trova, che genere di film è, il livello di tensione della scena e il suo ritmo.
Adesso basta però che vado a fare le ciambelle all’anice... immersa nella musica dei Portishead.

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